Mi intrufolo nelle pagine dei libri da circa dieci anni.
Quando traduco, il mio nome compare sul frontespizio.
Quando revisiono o seguo un libro dalla prima parola alla pubblicazione, il mio nome non sempre si trova ma c’è, almeno per me.
Questa è la vita dura (ma non troppo) di una collaboratrice esterna (ma non troppo). Ora anche mamma.
È un lavoraccio… Ma quanta invidia (da parte mia sin intende)!
Invidia… invidia per cosa? Io in questo momento mi sento di invidiare solo chi ha un lavoro con le giuste tutele. Sarà che mi avvicino alla fatidica soglia di sopportazione indicata da Editoria Invisibile… 😦
Forse alcuni preferirebbero avere meno tutele in cambio di un lavoro che amano…
“Il lavoro che ami è una trappola” (in inglese: “In the name of love”, che rende ancor meglio l’idea. Articolo per capire il nostro limbo. 😉
Ho letto l’articolo tutto d’un fiato, discutibile ma grazie!
Piacere di leggerti. Ti segnalo il mio blog http://www.giovannivillino.it